Gen
14

La paura di morire

Posted by Taianokai on Gennaio 14, 2013

La paura di morire

«Se non si è sempre pronti a decidersi per la verità, e perciò la si omette, si è vigliacchi».
Yamaga Sokô, Memento (Ji-Kai)

Premessa utile alla lettura di quanto precede e quanto segue: il kanji kyo, “paura”, comprende “cuore”, “opera” e “inettitudine”. Quindi esso ci descrive la paura come “risultato di un cuore inetto”.
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Per una consuetudine ben radicata istituita dal Dr. Placido Procesi, all’ingresso dei QUATTRO Dojo* nei quali si sono sparpagliati TUTTI i Suoi allievi di Arco e Spada è (o dovrebbe essere) posto il cartello:

Lasciate l’ego insieme agli zori


* Accademia Romana Kyudo, Accademia Romana Placido Procesi, Tai-A no Kai e Roma Kyudo Kyokai (vedi anche Lo Specchio infranto).
In questa sede, quel che si vuole mettere in evidenza riguarda proprio il contenuto del cartello: poche e profonde parole nelle quali è racchiusa la chiave della vita spirituale individuale e collettiva: chiave evidentemente smarrita – se mai l’hanno posseduta – da TUTTI gli allievi del Dr. Procesi, vista la disintegrazione – e quindi l’ONTA – consumatasi e tuttora in atto. Volendo ironizzare, si potrebbe dire che dal 1981, cioè da più di trent’anni, non è affatto l’ego ad essere lasciato insieme agli zori, bensì soltanto il cartello, regolarmente esposto nel puntuale disinteresse del suo contenuto.
Ora, è più che certo che sia stato, e ancora sia, a conferma dell’ONTA, proprio il famigerato ego, cioè quello schiavizzante agglutinato chiassoso e sproloquiante di “insegnamenti”, “pratiche”, “intuizioni”, “visioni”, “sogni”, “meditazioni”, “appercezioni”, “rivelazioni”, “illuminazioni”, “unità trascendente”, “lignaggi”, “collegamenti a filoni autentici”, “arcani”, “trasmissioni effettive”, “nomi segreti”, “penetrazioni nel mondo delle cause”, “arti minervali”, “trasvolate astrali” e chi più ne ha più ne metta a mandare in frantumi e a mantenere ancora frantumato lo Specchio.
E dire che, secondo Dogen,

«La liberazione non  è niente di più del verde dei pini in primavera e della magnificenza del crisantemo in autunno»!!!


E così

«questi stolti eruditi, questi ladri e borsaioli:
usano ciò che hanno imparato per brigantaggio!!!
Ascoltatemi, signori del linguaggio:
è meglio colmare il vostro cuore di luce
piuttosto che di centomila parole;
quando tacete, siete l’eloquenza stessa;
quando aprite bocca, farfugliate sol bugie».
Hakim Sanai


«Chiesero a un saggio: “Parlaci della Preghiera”. Il maestro rispose: “La dottrina della Preghiera è suddivisa in dieci capitoli. Se farai attenzione, te ne dirò qualcosa: “parlare poco” è l’argomento del primo, “tacere” è quello degli altri nove”. Se la tua anima prenderà l’abitudine di tacere, ogni atomo ti parlerà. Tu mormori come un torrente, ma solo se imparerai a tacere diventerai oceano. E chi in questo oceano vorrà cogliere la perla della parola di Dio dovrà tuffarsi e trattenere il respiro».


Farid ud-din Attar, Il Libro dei segreti



Di conseguenza, mentre è sempre il cartello ad essere lasciato insieme agli zori, ogni associazione delle QUATTRO, si pasce del proprio ego riflesso nel frammento di Specchio che gli è rimasto fra le mani, e che alimenta il loro complesso di superiorità, ossia quel particolare, perverso sentirsi di parecchie spanne al di sopra della ganga umana, incedenti lungo una Via riservata a pochi e già immersi nella Fonte della Vita, mentre gli altri, che un tempo erano Compagni di Arco e di Spada, vadano pure a farsi friggere. E cosi ecco bell’e pronta una… TETRA-frittura!


«Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?»

Invece, la VERITÀ è che NESSUNO tra gli allievi del Dr. Procesi ha mai avuto, ed ha, la benché minima intenzione di lasciare l’ego insieme agli zori, e ciò, semplicemente, perché si tratta di un ATTO MORTALE, di un morire a se stessi, soprattutto alla propria “sapienza”, che richiede un CORAGGIO, questo sì veramente speciale ed aristocratico, che, solo, potrebbe lavare l’ONTA. In altri termini, NESSUNO tra gli allievi del Dr. Procesi ha il coraggio di affrontare quella che nel gergo zen è chiamata DAISHI, la grande morte dell’ego indispensabile alla grande rinascita.


Infatti, CHI, tra i praticanti di Tiro con l’Arco e di Spada, dopo migliaia di frecce e di fendenti inutili ha il coraggio di scoccare la freccia rovente o effettuare il fendente di fuoco che dissolve la nube della propria “sapienza”? CHI ha il fegato per gettarsi nel vuoto dalle mura della propria cittadella fortificata con i mattoni della presunzione? Insomma: CHI ha il coraggio di perdere la testa?
Bushido? Cavalleria? Parole facili da pronunciare a ogni pie’ sospinto. Parole altisonanti da  mettere in fila e da pasticciare insieme a molte altre  – particolarmente patetico il bistrattato “gnoti sauton”: “conosci te stesso” – con cui riempirsi la bocca ed intasare siti web, o per indire manifestazioni e conferenze propagandistiche. Assai meno facili da mettere in pratica, posto che tali parole chiedono di MORIRE. A che serve, infatti, scoccare frecce e sguainare spade senza la disposizione a morire? Qui è la porta stretta. Qui il passaggio periglioso. Qui il ghiacciarsi del sangue nelle vene. Qui lo schiantarsi di ogni “volo ermetico”. Qui l’implodere di ogni milarepica meditazione. Qui il polverizzarsi della “retta comprensione della medicina classica cinese”. Qui lo sgretolarsi della “tradizione classica Romana Latiale Italica”. Qui l’insorgere del pensiero sfrenato, dell’immaginazione incontrollabile, della visione gnostica, epperò dell’arroganza senza limiti, in breve della Caleidoscopica Mefistofelica Illusione.


Mark Antokolski: statua di Mefistofele

Ma c’è anche un’altra parola esiziale per l’ego, che campeggia nei QUATTRO Dojo e da più di trent’anni regolarmente ignorata da TUTTI gli allievi del Dr. Procesi:

Silenzio

«Chi può aspettare in silenzio
mentre il fango si deposita?»
Tao te Ching XV

SILENZIO: parola e relativa pratica volentieri aggirate data la sua affinità con l’altra: MORTE, spauracchio di TUTTI gli allievi del Dr. Procesi.
Si, questa è la VERITÀ tuttora pavidamente ignorata: lasciare l’ego insieme agli zori e praticare il silenzio significa MORIRE. E dire che riguardo al Mokuso il Dr. Procesi aveva insegnato (cito alla lettera):

«Dovete diventare come pietre tombali»!



Mi rappresento spesso una sfilza di pietre tombali, cioè TUTTI gli allievi del Dr. Procesi  privi di ego e in silenzio davanti allo «Specchio che arde lontan», il cui Riflesso Luminoso li fa rivivere d’una Vita Nuova: unico Specchio, unica Luce, unica Fratrìa. Ma poi la rappresentazione svanisce e torna la disintegrata, TETRA realtà: QUATTRO assembramenti di “vivi”, ben tappati nei rispettivi  bunker, sincopati nelle loro “gerarchie” e saturi di disprezzo per i “traditori”, che, ovviamente, sono sempre gli altri: alla tremolante luce di un moccolo (anche i moccoli sono QUATTRO), essi continuano ad ammirare la propria immagine deformata nel quarto di spezzone di Specchio a cui sono rimasti aggrappati: immagine della SUPERBIA che li fa sopravvivere distraendoli dalla PAURA DI MORIRE.

Un allievo del Dr. Procesi