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Il metodo MU

Posted by Taianokai on Aprile 29, 2009

 

Essendo bianco, cioè incolore, lo Specchio riflette tutti i colori senza trattenerne alcuno. Particolare importante: nessun colore può pretendere di occupare in esclusiva lo Specchio, e ciò per la semplice ragione che lo Specchio non glielo permette.

     Lo Specchio è bianco e puro, quindi è soltanto sé stesso, e adempie la sua funzione proprio perché si mantiene – ed è mantenuto – puro. Nel momento in cui  lo Specchio perdesse – nel Praticante – la sua bianchezza e purezza, cioè il suo esser sé stesso, in quello stesso momento cesserebbe di adempiere la sua funzione, ed anzi inizierebbe a riflettere niente altro che deformazioni, con conseguenze facilmente immaginabili.

      Lo Specchio, con la sua bianchezza e purezza indica un qualcosa di superiore che a ben vedere non né concepibile ne “dottrinabile”; un qualcosa di apicale per la cui indicazione non v’è che una brevissima paroletta: MU, cioè NULLA; un’Altezza più che vertiginosa, senza forma e senza colore, che sfugge a qualsiasi tentativo cerebro-intellettuale di intrappolarlo nel pensiero e nella parola, e che è, soprattutto, fuori della portata di qualsiasi tentativo di appropriazione.

      Lo Specchio bianco e puro, che è MU, propone il raggiungimento di una Vetta, di un Fondo, di un Centro, di un OLTRE TUTTO, che è il MU d’ogni parola, desiderio e pensiero; il MU d’ogni azione e non-azione; il MU d’ogni preghiera, meditazione e rito, il MU d’ogni fiore e d’ogni stella, d’ogni picco innevato e d’ogni deserto, d’ogni mare e d’ogni cielo, l’Omogeneità di ogni eterogeneità: nello Specchio tutto appare e tutto si risolve.

 

mu 

Mu

 

     Simboleggiata dallo Specchio, la Scuola è perciò lei stessa bianca e pura, cioè MU, tal quale una Vergine silenziosa e pudica, quindi integra, e per di più autonoma con il suo metodo, il “metodo MU”,  per chiunque voglia cimentarsi con la Spada e con Mokuso (Silenzio contemplativo) nella realizzazione dell’Idea di Perfezione, che è anch’essa MU, come MU era il Gentiluomo che l’ha trasmessa per molti anni seppur con eccezionale poliedricità – posto che il Poliedro può darsi grazie al Punto che ne è l’Origine –  ciò significando che all’interno della Scuola, all’interno dello Specchio, all’interno di MU, nel grembo della Vergine, ogni interpretazione dottrinaria e ‘sapienziale’ personale – che tende a sostituirsi allo Specchio – deve sparire.

     In altri termini, entrando nel MU della Scuola, ogni Praticante, se vuole davvero beneficiare della bianchezza e della purezza dello Specchio, cioè della potenza della Vergine, non può che spogliarsi – alla lettera – del proprio colore, delle proprie idee e della propria dottrina, che non sono MU e risultano quindi un intralcio al metodo.

     Spogliarsi: ritornare a MU, nudo e muto come un bimbo nel grembo della Vergine, perché in tale grembo è la Fonte della Vera Vita e soltanto in esso può ritrovarsi l’Innocenza smarrita.

    

Nella nera notte di tutte le Cose

splende il bianco sole di MU

 

     Le “Cose”, cioè le Forme, hanno da eclissarsi per lasciare il posto a MU, ossia al Vuoto, allo Specchio, all’Essenza. Ovviamente tale processo è, sì, necessario, ma non cessa di essere finto, poiché le Forme ed il Vuoto – le Sostanze e l’Essenza – sono già, e indissolubilmente, al loro posto, ed è soltanto nella mente del Praticante che debbono “riacquistarlo”, o, se si vuole, è soltanto la mente del Praticante che, risorgendo le Cose dalla “nera notte”, si accorge  che tutto è già a posto.

     Il fatto che le Forme e il Vuoto siano al loro posto in maniera indissolubile vuol dire che le Cose e MU sono un Non-due. Infatti:

 

      «Il nostro corpo riceve la vita dal profondo del nulla. Esistere dove non vi è nulla è il significato della frase: “La forma è il vuoto”. Il fatto che tutte le cose traggano sostentamento dal nulla è il senso del motto: “Il vuoto è la forma”. Sarebbe errato pensare che si tratti di due concetti distinti».

Hagakure II, 31
 
                                                                                                          Hito no nashi