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“Raggi di luna come pura neve”

Posted by Taianokai on Aprile 29, 2009

 

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Alle sorgenti del tempo, forse più lontano, prima della creazione, in un tempo spazio incommensurabilmente profondo, vi fu un trionfale gorgoglio di atomi e di cellule, fra legioni di uguali e di diversi, ed ecco l’abbagliante coito molecolare, il cantico eroico della chiara nota infinita, la folgore, il sole, un destino, l’essere eterno, terrificante, sacrificale. Così è nato il guerriero, il combattente.

     Nell’incessante corso delle trasformazioni cosmiche, una terra lussureggiante di pianure di giunchi, un arcipelago privilegiato, fu la culla di un popolo fiero e coraggioso, il giapponese.

     Narrano i libri della “O MUKASHI” (remota antichità) che all’inizio, quando il cielo e la terra non erano ancora divisi, una cosa (Motsu), simile a un giunco di Ashi, fu.

     Questo cespo di giunco era un Kami cioè una divinità, “ colui che fra le diecimila cose è sottile e fino, quello che imperscrutabile nella evoluzione creatrice, E’ ”.

     Ma tutto l’universo visibile, cioè la vita in ogni sua forma, si materializzava in quel divino paese, attraverso le forze cosmiche rappresentate dal sole, vertice di tutte le leggi, sorgente eterna dello spirito.

     Questa grande divinità luminosa era Amaterasu-O-Mikami, seguita da altre sette generazioni di divinità celesti…

     Quando la dea solare inviò sulla terra il suo pronipote Ninigi-No-Mikoto gli consegnò i tre tesori dello Shinto (Via degli dei) e cioè la spada, lo specchio, il gioiello…

     Dal “Nihon Soshi” si apprende che quando la divinità solare Amaterasu donò i tre emblemi al capostipite della dinastia imperiale, disse. “Darò a te le spighe di riso dei giardini sacri, di cui io mi cibo nelle pianure degli alti cieli”. E il dono delle spighe dovrebbe rappresentare il passaggio della entità corporale della Dea al suo diretto successore. Nasce così il Kodo o Via imperiale…

     Quando il divino Ninigi, in possesso dello specchio sacro (Yata-no-Kagami) presenza immacolata dello spirito della Dea, del gioiello (Yasakani-no-Matagama) e della spada imperiale (Ameno-Marakumo-Tsurugi) atterra sul monte Takachiho, nello yuga, da lì inizia il governo del Giappone…

     Noi troviamo i più preziosi templi shinto nella vegetazione più fitta, boschi profondi con alberi paurosi sono le splendide criptomerie di Nikko, rifugio degli dèi, dove si respira la fragranza dei Kodama e dei Kukunochi, le divinità arboree.

     Non credo vi sia altro luogo che i boschi di Nihon dove l’idea di “esistere nella spada” è vivente, poiché le origini della forgiatura della spada si perdono nella remota antichità di millenarie foreste quando la prima alba rifulse sulla terra e Fudoshin (Mente immobile) apparve tenendo con sé la spada magica, circonfuso dalla gloria del Sol Levante…

     Il Nihonji, libro sacro della corte giapponese, svela i divini misteri dello Shinto. Il popolo giapponese attraverso una filosofia primitiva credeva che gli alberi parlassero con gli uomini. Qualche norito e rituale shinto menziona chiaramente come i tronchi d’albero, le rocce, i fili d’erba, avevano il dono della parola.

     Ogni rituale shinto è fondato sulla “parola che agisce”. I famosi norito (canti e danze della corte imperiale) impiegati nelle feste tradizionali erano potenti armi psicologiche e traboccavano di poteri soprannaturali. Il canto insieme con la parola aveva il potere di “evocazione” e di “risveglio”: qualcuno o qualcosa veniva richiamato e poi lo si lasciava libero di agire. Le musiche di corte scintoiste sono eseguite con speciali strumenti e ogni composizione può essere terrificante perché ricca di suoni acuti e prolungati, densi di radiazioni cosmiche ed evocatori di divinità ignote. I norito erano soprattutto dedicati alla vegetazione, al dio della luna e alle divinità sotterranee. Mentre il culto della Dea del sole, superando ogni altro, divenne la radice dello Shinto.

     Si formarono clan di samurai nei quali era essenziale il “sentimento di gruppo” vale a dire uno spirito di corpo, una sola volontà, un solo spirito. Da queste classi di guerrieri nacquero le arti marziali (Bujutsu) e i diversi stili, le diverse molteplici discipline e le filosofie segrete. Pertanto anche gli strumenti bellici nascondevano misteriose significanze.

     Ad esempio il kabuto o elmo da combattimento, chiamato più specificatamente Hachiman-za, Tehen, o Tenku, possedeva una caratteristica apertura alla sommità, nella forma di crisantemo. Tale apertura avrebbe avuto lo scopo di ricevere direttamente le radiazioni celesti che attraverso tale apertura raggiungevano la mente del combattente e cioè la sede di Hachiman-bosatsu, Dio della guerra.

     I famosi ventagli da guerra, i Gunsen, costruiti interamente in ferro e portanti al centro il disco del sole scarlatto, quale insegna militare, hanno una misteriosa origine. L’uso di questi ventagli sarebbe stato insegnato a Yoshitune, il famoso guerriero nipponico, da una divinità silvana (tengu) che gli aveva insegnato anche l’arte della spada. La spada è l’anima vivente del samurai e la tradizione giapponese la collega direttamente alla folgore.

     Gli antichi ideogrammi cinesi Chien e Tao costituiscono, secondo Hawley ed altri filologi, le radici semantiche e fonetiche dei termini giapponesi Ken e To, destinati ad evolversi in Katana (spada)…

     La spada dei più grandi samurai era forgiata nel più prezioso acciaio. “Raggi di luna come pura neve”. Il Kendo (Via della spada) è considerata la forma di combattimento più nobile… Nelle feste scintoiste si fanno spesso tornei di Kendo che per le loro prorompente bellezza assumono un carattere divino.

     La nera impenetrabilità della corazza del Kendoka trae al ricordo la presenza di Fudoshin, perché il segreto ultimo del Kendo sta nell’apprendere la saggezza di liberarsi per sempre dalla paura della morte.

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